Coronavirus: e se poi il mondo non sarà più lo stesso? | Nino Baldan - Il Blog

21 marzo 2020

Coronavirus: e se poi il mondo non sarà più lo stesso?

Coronavirus: Distesa di mezzi militari dell'esercito a Bergamo trasportano le bare

Lo ammetto: se qualche mese addietro qualcuno mi avesse parlato di negozi chiusi, restrizioni nelle uscite e pattuglie che girano con gli altoparlanti, avrei sicuramente sorriso, convinto che si trattasse del solito film catastrofista made in U.S.A.. Ancor più se mi avessero messo davanti agli occhi le immagini scioccanti dei mezzi militari che lasciavano Bergamo carichi di bare: "ma in che film?" avrei ribattuto. Ma invece è tutto vero: l'Italia sta vivendo il suo peggior momento dopo la Seconda Guerra Mondiale, e sta succedendo proprio ora, in questi giorni, con un bilancio di vittime a quattro cifre che nessuno - onestamente - si sarebbe mai aspettato.

Da qualche tempo avevo ripreso "Gli svegli dell'asilo", il libro che scrissi nel 2016 per capire come mai i bimbi brillanti degli anni '80 avessero fallito; e mi era tornata all'occhio una sezione: quella relativa ai periodi storici. In pratica, avevo riportato la teoria di William Strauss e Neil Howe, uscita nel 1991, che ipotizzava l'esistenza di quattro cicli, di 20/22 anni ciascuno, che si susseguirebbero nella Storia per poi ripetersi.

William Strauss e Neil Howe
immagine da medium.com

Picco: l'autorità governativa è forte, e l'iniziativa personale è praticamente nulla. Nella nostra storia recente si può accostare questo ciclo al Fascismo.

Risveglio: fase di transizione, nella quale la mano dello Stato inizia ad andare "stretta", e nascono movimenti libertari atti ad affermare il diritto di vivere autonomamente la propria esistenza. In Italia lo potremmo paragonare al Dopoguerra.

Distensione: epoca caratterizzata dal laissez faire, dall'autorealizzazione, dove le istituzioni sono deboli e screditate. Potremmo far coincidere l'inizio di questo ciclo con la nascita delle radio e delle tv private, diffusesi sul finire degli anni '70.

Crisi: fase di transizione, nella quale ci si accorge come l'eccessivo lassismo possa mettere a repentaglio la stessa sopravvivenza della società. Per noi questo equivale all'11 settembre, al crollo dell'economia dovuta principalmente a scelte scellerate e poco lungimiranti compiute nel precedente ciclo di distensione. Gli uomini predicano sempre più la necessità di unirsi, coalizzarsi, auspicando la nascita di uno Stato forte e autoritario, passando cisì ad un nuovo ciclo che ricalcherà i medesimi concetti fondanti del primo.

la copertina del mio libro ''gli svegli dell'asilo''

Nel libro sostenevo che chi è nato durante la "distensione" degli anni '80 e '90, nel pieno dell'autorealizzazione personale e famigliare, avrebbe faticato a districarsi nelle delusioni della "crisi", fallendo anche contro i 'nativi digitali' che le nostre aspettative non le hanno mai avute.
Il libro si concludeva così:

Con una certezza: quello che la società contemporanea, già gravemente malata, arriverà ben presto al suo tracollo completo e definitivo, toccando il proverbiale fondo, dal quale non può far altro che darsi la spinta per risalire. Chi ha trascorso l'infanzia nella distensione, che ora vive la crisi da giovane adulto, godrà della maturità nell'epoca del picco, finendo per invecchiare all'interno di un nuovo risveglio.

Nella prossima era, che secondo le previsioni di Strauss e Howe sarà caratterizzata da un governo forte e autoritario, quale sarà il ruolo degli "svegli dell'asilo"? Spinti dalla vendetta nei confronti di un ventennio che ci ha oggettivamente negato ogni speranza, saremo noi a guidare il cambiamento? Saremo gli orgogliosi responsabili del ristabilimento dell'ordine? Oppure ci sentiremo ancor più oppressi da uno Stato che ci pianterà attorno nuovi e insormontabili paletti?


L'importante è sapere che non è finita. Le generazioni sono cicliche. E presto toccherà a noi.

Quindi, se i conti tornassero, quella fase sarebbe agli sgoccioli e il mondo sregolato degli ultimi 20 anni avrebbe i giorni contati. E con tutta sincerità, avrei immaginato questo "passaggio" avvenire in maniera blanda, magari in seguito a un'elezione vinta dai sovranisti o a una mini-svolta in Parlamento, non certo con una tragedia di questa entità.

Ma 2020 - 2001 fa comunque 19... e se fosse QUESTO l'evento cruciale che metterà fine al peggior ciclo possibile, riportandoci immediatamente al "picco"?


Riflettiamo: a seguito dei "favolosi" anni '80 e '90 (e dell'iniziativa privata che li ha contraddistinti) si sono aperti i mercati ed è venuta a mancare ogni regola. Le produzioni si sono spostate nei Paesi meno costosi, dai quali ha iniziato a giungere la restante manodopera destinata all'Italia. E quest'era di promiscuità, di spostamenti di merci e persone, con i grandi gruppi sempre alla ricerca del profitto e i medio-piccoli condannati al ruolo di dipendenti-consumatori, poteva forse durare in eterno?

Il mondo globalizzato
immagine da keadventure.wordpress.com

A causa del coronavirus abbiamo assistito, per la prima volta dai tempi del Fascismo, a una netta presa di posizione delle autorità, con il blocco degli spostamenti e di tutte le attività non essenziali. Lo Stato, inoltre, sta disponendo misure straordinarie per la salvezza della società, sia dal punto di vista sanitario che riportando in auge una parola che non si sentiva da decenni: "statalizzazione". Perché, senza uno Stato, dove si arriverebbe se non alla chiusura di tutti i gruppi e di tutte le compagnie, fallite per non essere più riuscite a pagare mutui, affitti e salari? Che cosa ci aspetterebbe "dopo", senza un'autorità che prenda per mano il Paese per farlo ripartire? Una terra di devastazione?

A "questo punto" si è arrivati non per fatalità, ma per l'estremizzazione dei contatti tra le varie parti del mondo: se il virus fosse apparso negli anni '80 o '90 avremmo avuto un'epidemia circoscritta, qualche contagio internazionale, ma non certo il disastro che sta mietendo centinaia di migliaia di vittime nel mondo.
Perché a differenza del passato non esistono più aziende a livello provinciale o regionale, ma multinazionali con "rami" in diversi Paesi: la sede è a Parigi/New York, gli uffici nei vari  continenti, la produzione in India o Cina; ciò si è tradotto in migliaia di voli, migliaia di navi container, migliaia di conferenze/meeting/riunioni nelle città più disparate. Senza dimenticare la piega che ha preso il turismo: tutti volevano viaggiare, e l'hanno fatto grazie al "low-cost", alla manodopera sottopagata e all'estinzione delle professioni; il risultato? Moltitudini di persone in continuo spostamento che portavano ricchezza solo ai gruppi del settore: nel 2019 a Venezia si era arrivati a 28 milioni di visitatori.

Aeroporto di Venezia Marco Polo strapieno di viaggiatori
immagine da nuovavenezia.gelocal.it

E se quel ciclo fosse giunto alla fine?
E se il COVID-19 causasse la chiusura tutte le attività aperte durante la "crisi" allo stesso modo in cui sono scomparse le aziende degli anni '80 e '90? 

Siamo sicuri che un'economia con margini risicatissimi come quella recente (merce low-cost, personale non specializzato, locali in subaffitto ecc) possa sopravvivere a un mese, due mesi, tre mesi di "incassi a zero" con le retribuzioni, le locazioni e i mutui da pagare? In quanti cadranno come foglie? E che succederà al mondo?

Salizada Sant'Antonin / dei Greci Venezia durante il coronavirus

Solo una cosa è certa: dopo l'emergenza coronavirus (che si spera termini al più presto) Venezia, l'Italia, l'Europa e il Mondo non saranno più gli stessi.


Nino Baldan


Leggi anche:

. "Gli svegli dell'asilo": il libro

. 10 attività veneziane scomparse (prima puntata)

. Essere "vecchi" a 35 anni? Considerazioni

10 commenti:

  1. Sì, A.J.... ricordo quando i telegiornali diedero la notizia dell'attacco alle Twin Tower e tutti pensavamo "non sarebbe potuto accadedere niente di peggio" :(
    Come ho già detto, dopo la caduta del Muro di Berlino ci aspettavamo che la Storia fosse terminata, che avremmo avuto solo "pace, benessere e cooperazione tra i popoli": uno scenario ingenuo, fatto di inni, bandiere e girotondi e che col senno di poi sembra "sponsorizzato" da chi stava "spingendo" verso la globalizzazione (che in una decina d'anni ha condotti alla fase di "crisi").

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  2. Secondo la teoria di Strauss e Howe io che negli anni 80 ho vissuto adolescenza e maturità faccio parte di quelli che han fallito ?
    O parli della generazione prima della mia, boh?
    Comunque mi trovi d’accordo con quello che scrivi ..come ti avevo già scritto : passata questa tragedia cambierà il mondo e non sarà più lo stesso.
    La cosa strana che mi lascia un po’ perplesso è che tanti accusano queste imposizioni come una limitazione della propria libertà e son convinti , auspicano che una volta passata la bufera si torni ai comportamenti che avevamo prima perché altrimenti sarebbe un continuare a limitare la libertà....!
    Purtroppo sarà così...anche se io non vedo il futuro come una imposizione , una limitazione della libertà ma invece una presa di coscienza, di responsabilità verso se stessi e gli altri .

    Letto Topolini Kombattini ecc..molto bello , più tardi ti scriverò qualcosa..
    Ciao

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    1. No Max, secondo Strauss e Howe tu proverresti dal "risveglio" :P
      Quelli che (come me) sono cresciuti nella "distensione" avrebbero visto crollare tutto ciò che avevano appreso nell'infanzia... perché il "risveglio" è una transizione verso la "distensione", ma "distensione" verrà smentita durante la "crisi". :)

      Ad ogni modo, la "libertà" come si era arrivati a intenderla non esisterà più e dovremo farcene una ragione. Quel concetto, a vederla come Strauss e Howe, sarebbe nato nel post-Fascismo (quindi nel "risveglio"), si sarebbe affermato negli anni '80 e '90 con l'ideale di autorealizzazione e divenuto pericoloso durante ciclo della "crisi", quando la troppa "libertà" (di dire quello che si vuole, di comprare, di viaggiare...) ci ricondurrà al "picco".

      Non sarà ovviamente una "dittatura "vecchio stile", non ci saranno Duci, trombette e fanfare, ma uno Stato che dovrà per forza porsi "al di sopra" (e lo sta già facendo) per imporre, organizzare soccorsi e prendere per mano l'economia.

      In tanti non ci hanno ancora pensato, ma il "dopo" sarà un'ecatombe sociale senza precedenti, con il totale tracollo del "vecchio" sistema economico e finanziario! Quante aziende che traevano margini risicati a netto di affitto, paghe e finanziamenti CHIUDERANNO dopo mesi di incassi a zero? Che fine farà la filiera del turismo che già era in perdita con la flessione post-acqua alta? E i bar e i ristoranti che già pagavano fior di affitti? E le compagnia aeree? E i gruppi con decine di punti vendita (e centinaia di paghe da elargire ogni mese)?

      Ecco, una "statalizzazione" con annesse restrizioni la vedo come l'unica, oggettiva, alternativa a un mondo "chiuso per fallimento" dove aleggiano fame e povertà...

      P. S. Sono felice che il libro ti sia piaciuto e non vedo l'ora di leggere le tue opinioni! :)

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  3. Allora... bella riflessione e bella domanda.
    Mi spaventa l'idea di un picco altamente governativo, perchè può essere dittatura. Se fosse solo rigidità di regole, allora non mi spaventerebbe.
    Comunque, dal dopoguerra alla fine degli anni '70, per restare nella teoria, qualcosa dev'essere pure accaduto... ci sono stati la dolce vita e gli anni '60... che periodo può essere?

    Moz-

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    1. Speriamo che l'emergenza rientri il prima possibile...ma se ci fossero altri mesi di "lockdown" e restrizioni, il fallimento dell'intero sistema economico mondiale sarà inevitabile - e altrettanto inevitabile sarà la "dittatura". Sarà come sarà, io la vedo come un "cambiamento di marcia" non per forza negativo ma comunque obbligatorio...

      Dal dopoguerra agli anni '70 per Strauss e Howe avremmo vissuto il "risveglio", un periodo dominato della "voglia di libertà" in una società ancora "statalizzata" e costituita da enti pubblici successivamente privatizzati e/o smantellati :) Pensiamo all'ENI, all'INA, all'IRI ma anche alla Rai, ad Alitalia, alle Ferrovie dello Stato... :)

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    2. Eh però ad esempio i nostri anni '70 non sono stati tutti rose e fiori, anzi...

      Moz-

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    3. No, affatto :) ma non dobbiamo farci ingannare dalla bontà del termine, che sembra alludere solo a concetti positivi!
      Il "risveglio" è sempre un ciclo di "lotta" e di rottura con il passato, e nel nostro "risveglio" c'è stato il '68, con gli studenti che si rifiutavano di venir inquadrati nel "sistema". :)

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    4. Ma quindi insomma ogni ciclo ha i suoi cazzi... Non ce ne sta nemmeno uno tranquillo XD

      Moz-

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    5. I "migliori cicli" (sempre secondo Strauss e Howe) sarebbero quelli del "picco" e della "distensione" con gli altri due a fare da "transizione"... ma il loro è uno schema per definire i rapporti tra Stato e iniziativa privata, quindi sì, ogni fase ha comunque i suoi "contro" :)

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  4. Quello che secondo me è errato è considerare la prossima fase di "picco" (o di "statalizzazione" o se proprio vogliamo di "dittatura") come il peggiore dei mali. Premetto: non sono qui per fare apologie, nè per rievocare i fantasmi del passato, ma solo per descrivere la realtà dei fatti.

    Già l'applicazione dell'articolo 16 della Costituzione è un segnale di stop alla "libertà incondizionate" che stavamo vivendo, e il successivo sarà l'intervento statale per salvare e riorganizzare le attività che falliranno (a iniziare da Alitalia).

    Come hai detto tu, quella del 2020 sarà la prima NON ESTATE dalla Seconda Guerra Mondiale, da te in Riviera come da me a Venezia: la "libertà personale" e l'"autorealizzazione", sfuggiteci di mano durante la "crisi", avevano portato all'esclusione dello Stato da tutte le attività, divenute private e quindi volte al profitto.
    Ma dopo un'ecatombe di tali proporzioni, quale ditta, quale azienda (soprattutto se legata a turismo e trasporti) potrà sopravvivere senza un'intervento dello Stato? Quante famiglie che basavano il loro sostentamento sulle retribuzioni di compagnie FALLITE si troveranno sul lastrico?

    Ecco quindi una nuova fase di "picco", nella quale il privato avrà un raggio d'azione quasi nullo: lo Stato sarà il datore di lavoro di milioni di persone impegnate nella "ricostruzione", e le varie restrizioni cambieranno - per forza di cose - il nostro modo di intendere le "libertà" d'impresa e di spostamento. Addio quindi a ferie low-cost in paradisi esotici, ad assembramenti incontrollati, all'import selvaggio di merce estera.

    Non c'è alcun "complotto" nè "prova generale di dittatura", ma una reazione naturale all'andamento degli eventi...e ad oggi non vedo una possibile alternativa...

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