Essere "vecchi" a 35 anni? Considerazioni | Nino Baldan - Il Blog

19 luglio 2018

Essere "vecchi" a 35 anni? Considerazioni

vecchi 35 anni sfera ebbasta

Mi riallaccio alla discussione aperta da Miki Moz nella sua recensione del mio libro "Gli svegli dell'asilo" e proseguita con un suo post successivo, "Quando è finita la magia?", per sollevare a tutti i miei coetanei la seguente questione: è normale sentirsi vecchi a 35 anni?

Ovviamente non sto parlando di acciacchi né tantomeno di ridotta mobilità fisica, ma di quella sensazione mentale che non ci fa divertire più, che ricopre ogni cosa di una patina di "già visto, già sentito", che ci fa vedere il burattinaio dietro alle marionette, che ci fa sentire la presenza di un vero e proprio gap generazionale anche con persone della nostra stessa età.

Numerosi over 30 perseverano come eterni adolescenti nella loro continua ricerca di evasione e divertimento, abbracciando le nuove mode giovanili, la nuova musica, le nuove tendenze, aggregandosi e gioendo in maniera quasi fanciullesca, mentre il sottoscritto non riesce a non osservare tutto ciò come qualcosa di "passato", relativo ad una fascia d'età ormai superata.

Durante l'adolescenza era normale cercare il brivido in più in quel mondo che conoscevamo solo in versione light pomeridiana (per citare Max Pezzali): si evadeva della quotidianità fatta di scuola, compiti, merendine e cartoni animati, e uscire la sera diventava un evento. Era tutto nuovo: le prime cotte, i primi sentimenti, le prime feste... tutto quello che fino a prima rientrava nel cosiddetto "mondo degli adulti" ma che finalmente diventava per noi a portata di mano. Si accantonavano le sigle dei cartoni e ci si passava le cassette da discoteca, si acquistavano per la prima volta i vestiti NON scelti dalla mamma... è normale quindi che superata la trentina (e avendo di conseguenza una piena esperienza di questo "mondo") il "brivido" sia ormai scemato, la sensazione di "jamais vu" decisamente annacquata: i nuovi tormentoni estivi non fanno più effetto, le mode giovanili passano inosservate.

883 - La regina del Celebrità (Eiffel 65 rmx) (1999)

Anzi, con gli occhi forgiati dall'esperienza tutto appare "studiato", abbassato al minimo comune denominatore per vendere, privo della spensieratezza e della genuinità che caratterizzavano i prodotti della nostra epoca.

Anche mio padre, classe '54, crescendo e raggiungendo la maturità si è fermato alla moda e ai fenomeni pre-Disco Music, considerandola come spartiacque tra quello che c'era di buono e "il commerciale". Io potrei dire lo stesso riferendomi al 2004, anno nel quale la italo dance ebbe i suoi ultimi sussulti prima di lasciare il passo alla edm, un genere che mi risultò difficile da digerire e apprezzare come la musica della mia adolescenza.

L'indifferenza e la criticità verso il mondo "giovane" sembra quindi essere un fenomeno fisiologico legato all'età. Ma siamo al 100% sicuri dipenda solo da questo?
O i nostri tempi erano effettivamente "migliori" di quelli attuali?

Quando ero adolescente passavo pomeriggi davanti alla radio a registrare musica italo dance: prediligevo brani melodici e tralasciavo quelli più ripetitivi, anche se "di moda".
Non accettavo a scatola chiusa qualsiasi cosa venisse proposta. Anche allora esistevano i provocatori (e ve ne parlerò in un altro post), ma la scena commerciale era monopolizzata da canzoni dance che trattavano di amore e spensieratezza; erano piacevoli da ascoltare, ne uscivano a centinaia, per la maggior parte realizzate in Italia, ed erano un po' lo specchio della nostra cultura e del nostro modo di vivere.

Ondina - Into the night (1996)

Osservando la scena attuale, non c'è nulla di nostrano: le major discografiche attingono a piene mani dai bassifondi latini (genere "reggaeton") e afroamericani (genere "trap"); i nostri giovani si atteggiano a gangster solo perché va di moda, ricoprendosi dalla testa ai piedi di tatuaggi, incarnando una cultura non loro per emulare quanto visto nei video.

Non solo: gran parte dei personaggi di recente affacciatisi nel panorama musicale italiano non hanno alcuna abilità né canora né compositiva, ma scalano le classifiche con testi banali e stereotipati, cercando di far leva sul minimo comun denominatore culturale e puntando tutto sui loro character arroganti e cafoni, che sbandierano il denaro e le azioni più o meno legali compiute per procurarselo.

immagine da rollingstone.it

Le major hanno proprio svolto un buon lavoro, c'è tutto ciò che può fare gola ad un ragazzino: le tematiche "proibite" come il sesso e la droga, la ribellione portata ai livelli più esasperati, i vestiti firmati.
E che qualcuno non venga a parlare di spontaneità, dopo che tale Sfera Ebbasta, esponente di spicco del mondo "trap," si è recentemente presentato al concerto del primo maggio sponsorizzato dalla testa ai piedi da una nota griffe del lusso fiorentina.

immagine da rollingstone.it

Qualcuno dirà "anche negli anni '90 c'erano le mode", ma io risponderò: "sì, ma l'articolo più ambito erano delle scarpe da 200 mila lire". E i capi firmati non erano così direttamente e sfacciatamente pubblicizzati dai personaggi più influenti.

È quindi normale che un trenta/trentacinquenne non si senta destinatario di un messaggio commerciale rivolto agli adolescenti affinché i loro genitori mettano mano al portafoglio? Che trovi noiosa e inconcludente una serata "da leoni" passata a bere, a consumare sostanze più o meno consentite, facendo le ore piccole senza più avvertire il benché minimo senso di ribellione ma sentendo bensì la propria intelligenza insultata? 

Con la maggior parte di "giovani" non sento di aver alcun punto in comune, ma la cosa più shoccante avviene quando avverto questo gap generazionale con numerosissimi coetanei.
Negli anni '90 non si era "giovani" in eterno. Ora, vista anche l'insicurezza economica che imperversa nella nostra società, si tende a rimandare "più in là" il passaggio all'"età adulta", trasformandosi a tutti gli effetti in eterni adolescenti. Qual'è la condizione socialmente accettabile per un over 30? Riempire i social di selfie? Sfoggiare tatuaggi? Avere il tavolo prenotato ogni sera nel locale di tendenza?

immagine da supereva.it

Vi siete mai sentiti dare del "vecchio" da qualcuno della vostra età?
Il sentirsi "vecchi" è semplicemente qualcosa di fisiologico, oppure anche voi siete arrivati alla mia stessa conclusione, ovvero che i nostri tempi erano anche migliori?


 

32 commenti:

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    1. Luca di che anno sei? Così analizziamo il periodo al quale risale il tuo “invecchiamento” :)

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    2. Sono del 1976. Se ricordo bene, già alle medie ho cominciato ad avvertire questo "scollamento" con la mia età anagrafica. Da bambino ovviamente avevo visto e apprezzato Goldrake, Daltanius, ecc. ma già snobbavo Ken il Guerriero e non capivo perché i miei amici anche più grandi di me di un paio d'anni si esaltassero tanto a vedere quelle che per me erano minchiate. Dragonball e i Cavalieri dello Zodiaco mai coperti, mi interessavo già alle cose più adulte, come i fumetti di Lanciostory prima e il fumetto d'Autore subito dopo (il primo numero di Comic Art che presi dovrebbe essere uno speciale estivo del 1988).

      Più che altro, mi è sempre sembrato di essere nato nell'epoca sbagliata: fossi nato dieci anni prima avrei goduto del massimo splendore della musica cantautoriale italiana, delle riviste di fumetto d'Autore, mi sarei goduto più consapevolmente il benessere degli anni '80 e magari adesso sarei già in pensione a 52 anni a sfottere i quarantenni che in pensione non ci andranno mai :D

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    3. Ah, un'altra cosa: il fenomeno che si sta manifestando anche nei commenti di questo post è quel processo psicologico che si chiama "paranoia dell'evoluzione" o una cosa del genere. Ogni generazione viene criticata da quella precedente e a sua volta critica quella successiva. E' nell'ordine delle cose. I nostri vecchi pensavano che tante cose che ci piacevano fossero stupide o dannose, come noi ora lo pensiamo delle cose che piacciono ai giovani di adesso che un giorno ci sostituiranno. Giocare ai videogame era ritenuta una perdita di tempo, ma c'è gente che ha saputo ricavarci una carriera. E così hai visto mai che sarà la stessa cosa per i giovinastri che vengono criticati perché stanno tutto il tempo col viso incolalto allo smartphone - poi vai fuori a cena con altri quarantenni e vedi che anche loro stanno tutti incollati al telefono :D

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    4. Infatti, per mio padre tutto ció che viene dopo gli anni ‘70 è solo “spazzatura commerciale”, sebbene anche la musica di suo gradimento fosse a sua volta derisa dai suoi genitori. :D

      Quello che è innegabile è il progressivo abbassamento culturale generazione dopo generazione, per andare ad abbracciare sempre più il minimo comun denominatore del pubblico.
      Ad esempio, negli anni ‘70 si usavano un linguaggio e dei temi più “alti”, che si sono man mano abbassati negli anni ‘80, nei ‘90 e nei ‘00 finendo per arrivare a “minchia frate come sto”.

      Per me il nostro senso di “vecchiaia” proviene da una combinazione tra “paranoia dell’evoluzione” e “evoluzione da paranoia” (concedimi il neologismo) ;)

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  2. Buongiorno.
    Io sono Claudia, classe 1987, amica di Riky.
    Diciamo che il mio invecchiamento è iniziato almeno 4 o 5 anni fa, e procede impavido. Ahahah
    Comunque ho letto e commentato il tuo post sul Bazar, e mi sono iscritta ai tuoi lettori fissi.
    Passa a trovarmi se ti va, per goderci virtualmente una buona tisana col plaid sulle gambe (in inverno), mentre tutti escono ad ubriacarsi.
    Ahahaha 😜

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    1. Ciao Claudia e benvenuta nell’”ospizio” :D
      Ne stavo parlando l’altra sera con la mia ragazza: è possibile che solo noi ci sentiamo “vecchi”? La societá è impazzita?
      Ma per fortuna si stanno affacciando altre persone che non trovano “scontato” e “obbligatorio” fare gli adolescenti fino al sopraggiungere dell’età pensionabile, anche perchè significherebbe bloccare il naturale processo di esperienza e vivere spegnendo il cervello.
      E noi non vogliamo farlo!! Meglio “vecchi” che “bimbiminkia”!!

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    2. Bellissimo!!
      Sembra lo slogan per le presidenziali americane.
      "Meglio vecchi che bimbiminkia!". 😂😂😂😉

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  3. Nino, il tuo post è molto bello e apre a varie discussioni.
    Innanzitutto grazie per avermi citato.
    Che dire? Come sostiene tuo padre, ogni generazione ha la sua magia nelle cose che ha vissuto da giovane. Poi le cose svaniscono.
    L'eurodance, se ci pensi, era già più tamarra della italo disco; Jovanotti era la trap che avevamo noi, facendo un parallelismo.
    È vero che oggi tutto è veloce e accelerato, quindi nulla resta per davvero; ma anche negli anni '80 c'erano le meteore.

    Che dire? Mi sento vecchio? No. Mi sento un bambino... più maturo. Riesco acora a trovare del bello in certi tormentoni di oggi, almeno nello spirito, ma penso ovviamente che la magia sia finita con l'arrivo delle responsabilità :)

    Moz-

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    1. "Le responsabilità"... cosa sconosciuta agli eterni quindicenni che sulla carta d'identità hanno più di trenta "barrette" (come si dice qui a Venezia).

      Anche negli anni '80 e '90 c'erano le meteore, i provocatori, cantanti più o meno sponsorizzati, ma un livello così PIATTO, IGNORANTE e basato sui BASSI ISTINTI non mi sembra di averlo mai incontrato... Da ragazzino scartavo i "tunz tunz" senza alcuna melodia, ma esisteva UN MONDO di brani "commerciali" orecchiabili che registravo dalla radio, ascoltavo e riascoltavo.
      Se oggi mi trovassi nei panni di un imberbe, senza l'esperienza pregressa e ancora pieno di "magia"... ascolterei Young Signorino? Sfera Ebbasta? Il reggaeton? La deep house senza capo né coda?

      Anch'io trovo ascoltabili alcune produzioni più recenti (ovviamente quelle che prendono ispirazione al sound e alle melodie del passato ;)), ma in che proporzione rispetto alla spazzatura che viene immessa nel mercato discografico?

      È innegabile che da ragazzini avevamo "la magia" (e quello ci condizionava tanto), ma anche riottenendola, riusciremmo ad adattarci a quello che passano le major?

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    2. Eh, sai cosa penso? Sì, ascolteremmo quelli lì.
      Noi siamo stati fortunatissimi, questo è il problema (vedi tu che paradosso). Perché abbiamo avuto cose bellissime anche se commerciali.

      Riottenendo la magia, cercheremmo cose come la retrowave... Ma, per dire, Senza Pagare io l'anno scorso la canticchiavo^^

      Moz-

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    3. Io sono davvero decrepito allora... perchè “Senza pagare” non l’ho neanche mai ascoltata ;)
      Mi sento esattamente come gli anziani di quando ero piccolo: autoesclusi dal mondo e rifugiati nel loro universo di Claudio Villa e Alberto Rabagliati ;)

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    4. Ahaha! :D
      No, guarda, io sono comunque davvero dodicenne :P
      Poi, avendo a che fare spesso con persone molto più giovani, mi sento giovane anche io!

      Moz-

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  4. Secondo me invece oggi ciò che piace ai 15enni è qualcosa di incomprensibile per noi 35enni, cosa invece diversa quando noi avevamo 15 anni..oppure l'italo dance, piaceva un po' a tutti. Il trap invece non esiste in radio, tranne eccezioni. Quindi è un genere di nicchia.

    Comunque sì, a 35 anni siamo tutti vecchiii

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    1. Come ho scritto, la "magia" dell'adolescenza influisce sul nostro giudizio... ma sinceramente non ricordo nel 1994 trentenni cresciuti a pane e "italo disco" vomitare sulla "italo dance" come noi oggi facciamo sulla "trap"... Cambiava il sound, cambiava la velocità, cambiavano anche i temi trattati, se vogliamo, ma le melodie restavano.

      Ora tutto ciò che abbiamo è spazzatura, nemmeno le rime ci sono più, ma soltanto deliri di onnipotenza di ragazzini sponsorizzati dalla testa ai piedi. Tutto in autotune.

      Anch'io vedevo la trap come un genere "di nicchia", ma dopo aver visto quanta gente idolatrava Sfera Ebbasta al concerto del Primo Maggio, ricordando a memoria i suoi "testi", dopo aver assistito all'uscita di riviste come "Teen Trap" rivolte proprio ad un pubblico in età scolare... mi sto rendendo conto di essere un "matusa", completamente fuori dai giochi, dall'altra parte della barricata generazionale. Ma, ripeto, meglio così che a ricevere a bocca aperta questa immondizia rifilata dalle major.

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  5. Ciao. Io sono la "nonna" dei blog anagraficamente parlando. E se leggo ancora di qualcuno che a 35 anni si sente vecchio mi farò prendere da un attacco di viuleeeenzaaaa. Io sono stata molto fortunata, ho vissuto gli anni '80 tutto genio e sregolatezza e sono ancora viva e vegeta e fuori di testa esattamente come allora. Questo mi aiuta nella vita a non prendermi troppi sul serio e a pensare che i giovanu di oggi saranno esattamente come me, un domani. Avranno la stessa malinconia e penseranno di avere vissuto gli anni migliori. Mari.

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    1. Ciao Mariella e benvenuta!
      Nonostante sia innegabile il progressivo abbassamento del livello culturale generazione dopo generazione...sì, ci troveremo davvero tra 20 anni ad assistere alle serate trap-revival, quando si dirà “erano mitici i tempi di Sfera e Signorino” :D

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    2. guarda che il tuo blog mi piace molto eh, ma spero proprio che le mie orecchie non facciano in tempo a sentire "erano mitici i tempi di Sfera e Signorino" ahahahah

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  6. Io ho quasi 43 anni, penso che ogni epoca ha i suoi gusti, noto anche la differenza con la mia primogenita in fatto di gusti.
    Serena giornata.

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  7. Da giovani siamo tabula rasa e siamo in formazione quindi siamo più aperti e ricettivi alle novità.
    Adesso siamo già formati, ed è difficile che possiamo essere attratti da prodotti " costruiti " ad arte per piacere alle menti non ancora formate.
    L'argomento si presta a molteplici sfumature comunque, visto che la moda, i gusti, le espressioni, si evolvono di continuo.

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    1. Per questo nulla ci “stupisce” più... è una cosa che fa parte della normale evoluzione, anche se oggettivamente posso parlare più di “involuzione”, considerando il livello sempre più basso dei prodotti proposti ai nostri giovani...

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  8. anche io,nel mio piccolo,coi 30 ho notato di essere cambiata molto.
    più disillusa direi.
    la mia vera adolescenza me la sono giocata coi 20 anni..
    e purtroppo mi sa non sarò più quella di allora..

    e poi non sopporto,ora come allora,
    di essere "omologata".
    come tante pecore dietro la moda che la società impone.

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    1. C’è chi la chiama “saggezza”, chi invece la etichetta come “mancato aggiornamento alle tendenze”...io preferisco la prima definizione!

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  9. Ciao .
    Penso che ogni età ha i suoi miti.
    Musicali e non solo , quelli che piacciono a me e te i giovani d’oggi forse non sanno nemmeno chi siano.
    Poi la Trap di oggi magarti sarà considerata fra venti anni come la Italo disco del 2000.
    Chi lo sa?
    La musica che ascoltano gli “adolescenti “ di oggi , quella di tutti quei rapper /trapper che cantano con l’autotune non piace...ma vorrei chiedere a loro se la cambierebbero con quello che piace a noi.
    Ho i miei dubbi.

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    1. Sicuramente direbbero di no, come noi ci saremmo rifiutati di ascoltare la musica dei nostri genitori... e su questo siamo d’accordo tutti... più che altro è oggettivamente da chiedersi se quella che ascoltano possa essere definita “musica”... forse si sono abbandonati armonie, melodie e anche i testi perchè giudicati “troppo difficili”? Si propone il minimo comun denominatore per non escludere nessuno?...

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  10. Per i testi non so che dirti.
    Hai fatto una tesi sulla Italo disco e mi parli di Sabrina Salerno i Via Verdi e Den Harrow ...forse i testi nella musica trap magari ci sono.
    L’armonia e la melodia sicuramente no!
    Ma chi siamo noi per pontificare sui gusti degli adolescenti di oggi?
    Poi che ti piaccia o meno il mercato musicale digitale , fisico o come vuoi te lo mandano avanti loro.
    Con i loro gusti.
    Saranno mode che passeranno ...che vuoi farci, ?

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    1. Sabrina Salerno, i Via Verdi e Den Harrow, pur essendo prodotti pensati ad un uso prettamente “commerciale”, avevano uno “studio”, un “lavoro” anche dietro i loro testi, con rime e assonanze...la trap dà l’idea di un qualcosa messo là a caso, inventato al momento, incentrato solo sulla vanità dell’autore e descritto con il linguaggio più basso possibile, da sms, da post su social.
      Certo che il mercato lo mandano avanti i giovani e che questo è un prodotto confezionato su misura per loro, e il mio sgomento nasce proprio dal confronto “cosa si vende ai teenager dei decenni precedenti” e “cosa si vende ai teenager attuali”.
      La mia preoccupazione è: quale sarà il prossimo passo, il prossimo minimo comun denominatore per “prendere” più ragazzini possibili senza il rischio di escluderne nessuno, di annoiarne qualcuno? Una compilation di rumori molesti?

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    2. Ciao Nino.
      Oggi, grazie o per colpa di Internet, la produzione della musica è un processo assolutamente orizzontale e democratico.
      Non c'è più alcuna gerarchia e quindi chiunque può produrre e distribuire musica dalla propria cameretta.
      Non c'è più il filtro delle case discografiche o il monopolio delle major nello scovare talenti e nuovi generi musicali. Qualsiasi "cosa" opportunamente confezionata e distribuita gratuitamente grazie a Youtube ha il potenziale di diventare video virale in una settimana e fenomeno commerciale in 1 mese, mentre fino a 10 anni fa, l'intero processo era molto più lento e filtrato.
      Del resto i social network hanno cambiato la nostra società sotto aspetti diversi come la politica e la cultura di massa. Pensa a fenomeni come le fake news, gli haters, le campagne di odio online. Se trovi una platea, il tuo messaggio rischia di diffondersi a prescindere dalla bontà/veridicità/qualità del contenuto.
      Come giustamente detto da altri, questi generi musicali restano "di nicchia" e fanno breccia tra gli adolescenti che (giustamente) ancora non hanno un bagaglio di esperienze, cultura e spirito critico sviluppato e sono attirati dall'anticonformismo, volgarità e spirito di ribellione degli "artisti" trap.
      Io ascoltavo Marilyn Manson perchè strappava la Bibbia più che per la musicalità dei suoi testi, e lo facevo di nascosto perchè secondo i preti del mio oratorio correvo il rischio di accostarmi al satanismo!
      Oggi ascolto ancora "Antichrist Superstar" qualche volta, insieme ad alcuni orrendi pezzo di punk neomelodico italiano, giusto per ricordami di quando ero adolescente, per provare un po' di nostalgia, e credo (e spero) che i bimbiminkia di oggi faranno lo stesso con Sferaebbasta tra una trentina d'anni.

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    3. Ciao Bomboche e benvenuto sul Blog!

      Purtroppo hai detto giusto: la diffusione "orizzontale" dei contenuti ha eliminato il concetto di "provini", di "audizioni", di "selezione" ma a mio avviso anche di "qualità"...

      Per emergere in questa giungla di cantanti, autori e musicisti si è ormai obbligati a fare RUMORE: attirare l'ascoltatore con titoli scandalosi, il linguaggio più "basso" possibile, allusioni al sesso, al crimine e alla droga. Insomma: ALLA PANCIA del consumatore.

      La musica "leggera" (quella della rima "cuore-amore", quella che non fa pensare troppo) è sempre esistita, come pure i provocatori, ma un mercato sempre più "libero" ha, a mio avviso, anche i suoi risvolti negativi.

      Lo stesso accade per l'informazione: chi mai ciccherebbe sull'articolo "Disegni di legge depositati dalla maggioranza" quando a fianco capeggia il ben più appetibile "Belen Rodriguez e Stefano De Martino: ritorno di fiamma?".

      Io purtroppo la vedo così: stiamo andando sempre più in basso.

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  11. Eccomi, con un po' di tempo libero, sono riuscito a passare!
    Da questo punto di vista, sono vecchio da quando ero bambino, era sempre meglio l'anno prima e nessun presente lo ha mai superato. Le mode le ho sempre odiate, salvo eccezioni, sono un anticonformista dacché io ricordi.
    Però sono ambiguo, perché vado ancora a ballare (per fortuna gira ancora musica che piace a me, soprattutto nelle discoteche gay), mi ubriaco e il giorno dopo sto una favola. Le energie da 18enne le mantengo.
    A casa sono un eterno Peter Pan, gioco, videogioco, monto LEGO, ecc.
    Quando si tratta delle responsabilità, inece ho di nuovo la mia età anagrafica.
    Insomma, sono un camaleonte dell'età 😝

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    1. Ciao Emanuele e grazie per il tuo parere! :)
      Anch'io ho notato di avere energie da 18enne...ma soltanto in occasione di serate "revival", quando cioè a fare da padrone è IL PASSATO.

      Ricordo l'anno scorso a Jesolo una serata "'90 Wonderland" durante la quale, stimolato da ricordi e melodie, non mi sono fermato un attimo dal ballare, attirando gli sguardi insospettiti di qualcuno convinto che mi fossi drogato.

      Ma poi basta davvero poco per spegnere il mio entusiasmo. Anche una piccola traccia del presente mi rigetta immediatamente nella noia, nell'insofferenza, nel fastidio: un ragazzino tatuato che, imitando i suoi miti del "trap", ignora la sua cadenza e le sue origini uscendosene con un "bella zio oooooh"; un gruppo di sbarbate intente a spararsi una serie infinita di selfie; le note di qualche canzone-fotocopia dai ritmi caraibici e dal testo stereotipato.

      E anch'io a casa ho il mio lato "Peter Pan", sebbene con i soli elementi del passato: Topolino, LEGO, Super Mario, Zelda. Non certo con le sfide online a Fortnite.

      Trovo ogni riferimento a quest'ultimo decennio "basso", stupido e banale; mi è capitato di vedere una puntata di Casa Vianello del 1993 dove si dava per scontato che i telespettatori conoscessero Amleto, Ofelia, Garibaldi, Anita, Nino Bixio e Humphrey Bogart: tutte le gag provenivano dalle loro parodie.

      Immaginiamo se una produzione odierna - in onda su un canale generalista - possa ricorrere agli stessi riferimenti senza ottenere uno 0% di share.

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