Venezia, morìa di attività. Il problema di essersi affidati solo al turismo - su ''La Voce di Venezia'' | Nino Baldan - Il Blog

14 ottobre 2020

Venezia, morìa di attività. Il problema di essersi affidati solo al turismo - su ''La Voce di Venezia''

Saracinesche abbassate in Calle delle Rasse a Venezia

Per "La Voce di Venezia" sono andato in Calle delle Rasse e degli Albanesi, a due passi da Piazza San Marco, dove le saracinesche abbassate non si contano quasi più.

Colpa "solo" del coronavirus e delle relative restrizioni? Ho confrontato la situazione attuale con quella immortalata da Google Street View nel settembre 2018.

Clicca qui per leggere l'articolo

Ringrazio Paolo Pradolin, Mattia Cagalli e la redazione de "La Voce di Venezia" per lo spazio che mi è stato concesso.

Nino Baldan


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16 commenti:

  1. era uno dei pericoli facili da cogliere quando non "diversifichi" le attività produttive. Da 3 decenni l'Italia ha pensato bene di de-industrializzarsi (eravamo la 3^ industria mondiale e la seconda europea!) e di dedicarsi esclusivamente al turismo (la famosa "decrescita felice" inno di battaglia di un certo partito politico al governo) e questi sono i risultati...

    Purtroppo non è un problema solo di Venezia, ma di tutta l'Italia! La cosa assurda è che abitanti e politica non fanno altro che scappare potenziali investitori con 10.000 cavilli burocratici e cortei di NIMBY (pensa solamente a come vengono trattati i padroni stranieri delle squadre di calcio quando parlano di rifare i campi... manco avessero chiesto di distruggere il Colosseo!). Un popolo che guarda esclusivamente al suo passato è un popolo destinato a morire molto presto...

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    1. Ciao Andrea!

      È chiaro come la "scarsa lungimiranza" sia un problema che affligge l'intero paese... ma altrove le attività per la sopravvivenza sono rimaste. Non parlo solo di negozi di vicinato ma di scuole, studi professionali, laboratori, centri sportivi... A Venezia si è puntato tutto sull'"hic et nunc" ritrovandoci ora con un DESERTO economico senza precedenti.

      Se almeno ci fossero abitanti potremmo "tirare avanti" con l'autosussistenza... ma i prezzi degli affitti sono stati resi proibitivi ("con questa attività ci fai i soldi, quindi te la dò al triplo del suo valore"), 2/3 dei residenti sono stati sfrattati e non ci resta che fare i pendolari "al contrario" ovvero dal Centro Storico andare a cercare lavoro negli angoli più remoti della Regione.

      E purtroppo gli investitori con un "piano a lungo termine" qui non si sono mai visti...

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    2. Un quadro perfetto, caro Nino, le cose stanno esattamente così.

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  2. Oltre il turismo su cosa potrebbe puntare Venezia?

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    1. Oltre all'autosussistenza urbana ("io compro da te, tu compri da me") Venezia potrebbe puntare sulla nautica, sulle sedi direzionali, sull'istruzione e, perché no, sulla produzione. Un tempo avevamo l'Arsenale, il Mulino Stucky, la Junghans, la Manifattura Tabacchi e tante altre attività che davano lavoro a migliaia di residenti indipendentemente dal numero di presenze.

      Aver puntato solo sul turismo ha significato perdere TUTTE le professioni rimpiazzandole con manodopera low cost che non poteva nemmeno permettersi di vivere in città :(

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  3. Mi domando sempre anche cosa se ne facciano i proprietari di un negozio sfitto per anni...verrebbe logico di abbassare gli affitti piuttosto che lasciarlo vuoto, ma non sembra esistere logica

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    1. È una cosa che mi sono sempre chiesto anch'io... ma probabilmente è lo stesso ragionamento che fanno le ragazze "pretenziose" che alla fine restano zitelle :D

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  4. Leggevo l'articolo: ha chiuso anche una tabaccheria? Per chiudere una tabaccheria ce ne vuole. Sono le attività che non chiudono quasi mai perché rimpolpate dagli stipendi e dalle pensioni, specie nei periodi di crisi (per la legge secondo la quale se stai bene economicamente, giochi alle Lotterie Istantanee per diventare più ricco mentre se hai meno soldi, giochi ugualmente per evitare la povertà assoluta).

    Per le altre attività non so in percentuale come sono distribuite le tipologie di attività per poter capire se è dipeso solo dalla diminuzione dei turisti in arrivo.

    Ad esempio ricordo un servizio TG della Tv sarda di qualche anno fa (io abito a Cagliari) dove veniva spiegato che i turisti non spendono più i loro soldi per i souvenir, ma per i prodotti alimentari locali.
    Negli ultimi anni, infatti, sono aumentati (in modo letteralmente esponenziale) locali che offrono cibo sardo (di ogni genere), da consumare il loco e da portare via (persino da spedire a casa).

    Penso che è necessario ammodernarsi ed esser al passo con i tempi.
    Ripeto, non so la situazione di Venezia, ma se neanche i cittadini locali riescono a tenere in vita le attività, significa che il cosiddetto tessuto sociale si stia strappando da un bel po' (ancor prima del covid).

    Ciao Nino! Buon proseguo a te! :)

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    1. Ciao Daniele e grazie per il tuo intervento :)

      Il problema principale di Venezia è di aver perso 2/3 dei suoi abitanti, innescando un circolo vizioso che ha fatto chiudere scuole, uffici, studi professionali e "sfrattando" di conseguenza altre migliaia di persone che hanno perso il lavoro.

      Affidarsi al turismo "andava bene" fino a quando 1) avevamo una moneta debole 2) non esistevano i viaggi low-cost 3) il mercato del lavoro era "chiuso" ai soli comunitari.

      Si è arrivati alla paradossale situazione di avere un Centro Storico svuotato di residenti adibito a hotel/b&b alimentato da manodopera non specializzata che non può permettersi di vivere in città. 28 milioni di presenze l'anno non arricchivano più i cittadini ma solo i proprietari di immobili e i grandi gruppi internazionali.

      Un veneziano che ha terminato gli studi NON PUO' rimanere nella città dove è nato perché 1) dovrebbe "cambiare settore" lavorando nell'accoglienza/ristorazione in concorrenza con gli stranieri che percepiscono stipendi da fame 2) la retribuzione non gli sarebbe sufficiente per "vivere da turista" negli appartamenti che ormai sono affittati tramite AirBnB.

      Il tessuto urbano è compromesso da almeno vent'anni... se ti capiterà di fare un giro vedrai interi quartieri adibiti a "little Italy" con ristoranti a menù fisso, pasta-take-away e rivendite di chincaglierie a 0,99 euro.

      Di chi è la "colpa"? Non posso certo esentare i miei concittadini che hanno "mangiato" finché hanno potuto "sporcando" la città con prodotti extra-UE, assunzioni low-cost, trasformazioni delle loro attività (quando non le hanno addirittura subaffittate). Venezia avrebbe potuto essere una "piccola Montecarlo" mantenendo al tempo stesso i suoi abitanti, che grazie al turismo si garantivano un'esistenza dignitosa... è stata trasformata in una Gardaland gratuita dove il 70% di chi arriva ha una permanenza media di 4/5 ore :(

      La città "tirava avanti" proprio grazie agli assembramenti, ai 5/10 euro spesi da ciascuno che a fine giornata facevano "quadrare i conti". E se da 28 milioni i turisti sono diventati poche migliaia, la baracca non può far altro che crollare.

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    2. Ah ecco, e mi pare che la situazione sia simile ai centri di molte città, specie quella grandi: gli affitti aumentano, gli abitanti vanno via, e interi stabili vengono presi da ricchi italiani o stranieri che ci fanno b&b o abbattono l'immobile per costruirci da zero qualche struttura (spesso di multinazionali).
      Se chi non ha possibilità va via, c'è sempre il ricco di turno che prende possesso della zona e, illudendo di dare lavoro dove manca, utilizza la politica dello sfruttamento e "settorizza" (incentrano il tutto su un tipo di settore) i quartieri.

      Il problema, forse, è più ampio e la conseguenza sulla città è solo l'ultima tappa, o meglio, la coda del problema.
      Un volo low-cost per me è un vantaggio perché permette anche ai turisti non ricchi di raggiungere certe città e utilizzare il denaro risparmiato del viaggio nel luogo dove arriva.

      Ovvio che, come hai scritto, se ci sono meno turisti, e i locali hanno visto abbassare il proprio reddito, le attività ne risentono.
      Ad esempio in questi mesi tutti hanno elogiato lo smart working ma, come ho anche scritto in un articolo di diverse settimane fa, e come hanno riferito molti negozianti, questo sistema di lavoro penalizza quelle strutture di cui parli che facevano quadrare i conti grazie alla vicinanza ad uffici (parlo quindi di bar e locali di ristorazione, ma anche di lavanderie che lavano gli abiti di chi lavora in ufficio).

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    3. Sullo smart working sono al 100% d'accordo con te: istituendolo ci rimettono le attività che ci gravitano intorno... Ma avremo soluzioni alternative se i contagi andassero fuori controllo? A quel punto TUTTA la nostra società andrebbe reinventata (ed è un discorso che vale la pena affrontare in un post apposito :)).

      Sui trasporti low cost permettimi di dissentire :) nel senso, le "offerte" le ho prese anch'io e, come giustamente dici, i soldi "risparmiati" li ho spesi sul posto :D
      Ma quanti ragionano come noi? Quanti invece colgono l'occasione per "moltiplicare" le vacanze e i loro "weekend all'estero" nel corso dell'anno? Di conseguenza il "budget" deciso per una meta va a dividersi in cinque, dieci, quindici mete diverse e per fare che cosa? Vedere che cosa? Caricare il "selfie" sui propri social e millantare una "vita agiata" che in realtà è solo sulla carta? :(

      Ai tempi dei nostri padri si viaggiava, forse, una volta l'anno: chi veniva a Venezia sostava quattro/cinque giorni e lo faceva solo dopo aver risparmiato. Dava così "da mangiare" ai professionisti dell'accoglienza, della ristorazione, dell'artigianato, ai negozianti. Con l'avvento delle "super offerte" la qualità si è adeguato a quelle cifre: se uno studente di Barcellona può raggiungere Venezia con 39 euro, difficilmente pagherà 150 euro per un hotel, difficilmente mangerà pesce fresco per 50 euro, difficilmente spenderà 80 euro per una maschera...

      Vista la "domanda" si è quindi creata l'offerta di take-away, b&b da 20 euro a testa, souvenir made-abroad da 99 centesimi... e chi ci può lavorare? Non certo veneziani, non certo chi vive in città (visti i prezzi esorbitanti delle case).

      Purtroppo per Venezia "quantità" non equivale sempre a "qualità" :(
      Era meglio - paradossalmente - quando avevamo UN DECIMO dei turisti del 2018/2019 ma che si fermavano di più, apprezzavano le nostre specialità e davano da vivere a molte professioni.

      Ho scritto un articolo "duro" (ma veritiero) che si intitola "Questo turismo porta benessere e posti di lavoro? No: solo povertà e schiavismo" il cui link si trova all'interno del post. :)

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    4. In effetti oggi le persone vanno nei posti turistici per farsi i selfi da deficienti, entrare nei pub o locali che vendano alcool (è quella l'attrattiva dei giovani ma anche dei meno giovani) e andarsene. Un po' come quando vanno nei ristoranti non per mangiare ma per fotografare i piatti :°D

      Sì, come hai spiegato, il quadro è così.
      Eppure ci sono tanti turisti ricchi (italiani e stranieri) e, di norma, sono loro che dovrebbero rimpinguare le casse degli imprenditori locali.

      Leggo l'altro articolo che non avevo letto.

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    5. Sì Daniele, il quadro del turismo è molto cambiato rispetto ad una volta :(

      Si viaggia più per "mostrare agli altri" che per curiosità personale... un tempo si concentrava il budget su una sola meta, ora lo si ripartisce in cinque/sei destinazioni per millantare uno stile di vita "agiato" e acquisire "prestigio sociale" tra gli amici.

      Più che di "ricchi" avremmo bisogno di quella "classe media" che hai citato nell'altro commento :( i "ricchi" nemmeno li vediamo: si "blindano" nei loro hotel a 5 stelle ed escono per fare shopping nelle boutique.

      Qualcuno dirà: "beh, portano comunque ricchezza". Purtroppo NO, o comunque NON ai veneziani: i "ricchi" beneficiano di strutture gestite da multinazionali con dipendenti assunti "al ribasso" con contratti a termine.

      Ne ho parlato anche qui: Il lusso dei grandi alberghi porta ricchezza? La confessione di Jacopo, portiere per 5 anni - su ''La Voce di Venezia''.

      Un turista di "classe media" non andrebbe né al fast food né al ristorante a 5 stelle ma nella trattoria a gestione famigliare... non acquisterebbe né la cinesata a 0,99 euro né l'opera d'arte da 10.000 ma la maschera artigianale, il bicchiere di vetro, l'acquaforte in tiratura limitata...

      Senza dimenticare che - come dicevo - sono cambiate le priorità... Ammesso e non concesso che la "classe media" esista ancora, probabilmente sarebbe più propensa a "sfoggiare" che ad acquistare il prodotto "tipico". Faccio un esempio: mille euro per l'ultimo smartphone, settecento euro per le ultime sneaker, mille euro per una camera nell'hotel di lusso dove ha alloggiato la Ferragni.

      Una maschera del signor Rossi? Un pranzo dal signor Bianchi? Una notte alla locanda Verdi? "Ma chi li conosce questi qua" :(

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    6. Vero. Hai ragionissimo sui ricchi.
      C'è chi sostiene che siano loro a mantenere vivo il mercato: lo fanno, ma solo di settori e imprese già ricche di loro.
      Infatti ho scritto "di norma" dovrebbero essere loro, in un idilliaco mondo di redistribuzione della ricchezza operata non con la dittatura, ma con il buonsenso (anche se, in una società quasi perfetta, non ci dovrebbero essere disparità sociali di questo livello).

      Hai descritto il mondo odierno che cerco di evitare. Troppe volte mi chiedo se mi senta solo io e giusto qualcun altro, estraneo a questa moderna società di apparenza, senza sostanza, senza valori.

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    7. È una cosa che mi chiedo spesso anch'io... Purtroppo siamo solo l'1%, forse meno a domandarcelo :(

      E credo che in gran parte la responsabilità sia dei social (che hanno dato il colpo di grazia ad una società già compromessa).

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    8. I social hanno rincretinito gli over30 (and over, and over)reso le vite degli under30-under20 vite di apparenza, di superficialità, di falsa percezione della realtà.

      Sulla velocità scrissi questo articolo
      https://ilventunesimosecolo.blogspot.com/2017/03/la-velocita-dell-informazione.html

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